articolo del cantautore Rocco Rosignoli apparso sulla rubrica «Cromatismi» del quotidiano online «Rossoparma». 18 dicembre 2015
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Creato Venerdì, 18 Dicembre 2015 05:03
Scritto da Rocco Rosignoli
Julija Ziganshina alla chitarraIeri sera ho avuto la fortuna di assistere a un evento privato veramente unico. Passava da Parma la cantrice russa Julija Ziganshina (www.ziganshina.ru), diretta a Sanremo per una serata organizzata dal Club Tenco dedicata alla canzone al femminile, in memoria di Bianca D’Aponte.
Nel suo transito in Italia si è fermata a Parma per un seminario sulla romanza russa, dedicato agli studenti dell’Università. A organizzarlo sono state la professoressa Maria Candida Ghidini, docente di letteratura russa, e la professoressa Giulia De Florio, con il fondamentale aiuto del dottor Luigi Raffaini.
Julija Ziganshina è una grande interprete del genere della romanza. In Russia la romanza arriva nel diciassettesimo secolo, pescando a piene mani dal lavoro dei bardi e trovatori spagnoli che nel medioevo per primi affrontarono temi amorosi (e non sacri) in lingua volgare.
La sua evoluzione è parallela a quella della romanza zigana, da cui quella russa attinge per trovare forza e passionalità — mentre al contrario la romanza zigana prende da quella russa sfumature di delicatezza.
Julija Ziganshina svolge da anni un lavoro di recupero sugli antichi testi, in collaborazione col marito, Alexej Gomazkov, poeta con all’attivo centinaia di traduzioni.
Ieri sera la cantante ha voluto donare al suo pubblico un repertorio di tradizione colta. Un breve concerto diviso in tre parti: la prima su romanza classica e romanza zigana, la seconda sulle canzoni russe famose nel mondo, la terza sulle canzoni famose nel mondo tradotte in russo. La romanza russa ha una storia di 200 anni, e Julija Ziganshina ieri sera ne ha toccato varie pagine. In Russia infatti questo genere musicale arriva alla fine del '700, assumendo la fisionomia di una canzone dedicata all’amore passionale. Un amore forte, il racconto della sua attesa, o del suo ricordo. Un amore spesso infelice.
Julija Ziganshina si è esibita da sola, voce e chitarra classica. La sua tecnica chitarristica è molto buona e di derivazione colta, la sua vocalità ampia e ricca di sfumature naturali e soluzioni tecniche. Forse l’unica nota negativa nell’esibizione è proprio la freddezza di un’esecuzione perfetta, che in ogni modo non ha inficiato la partecipazione emotiva dei presenti.
La sede intima dell’evento ha favorito l’esibizione, permettendo alla Ziganshina di cantare completamente in acustico, senza il filtro dell’amplificazione. Un evento fortemente coinvolgente e a cui sono veramente molto contento di aver potuto assistere, e di poterlo documentare per Rosso Parma. Naturalmente ne ho approfittato per fare a Julija un paio di domande.
Cosa credi che la canzone come arte possa dire dell’identità di un popolo?
«Non posso parlare della canzone in generale, ma solo delle canzoni del popolo russo, e in particolare della romanza. Credo che sia un genere che non morirà mai: è un genere molto umano, che si basa molto su sentimenti immortali. Nella romanza non c'è alcuna formalità, non c'è retorica. È un genere molto concreto e pragmatico, con un linguaggio vicino al parlato: finché l’uomo resterà uomo, e quindi avrà la necessità di parlare con altri uomini, la romanza continuerà a vivere.»
Per noi in Italia, paese molto piccolo ma in cui si mescolano molte tradizioni, è molto difficile immaginare come sia vivere in un paese grande come la Russia. Me lo vorresti raccontare?
«La questione non si basa sulle dimensioni. Quelle generano solo grandi distanze. Quando sono qui in Italia vedo persone che anche all’interno della stessa città, o in città vicine, hanno tradizioni e idee molto differenti. L’unica differenza che deriva dalle distanze è il tempo che perdi nel percorrerle. Ciò che rende unita la Russia è la lingua, per il resto non c'è alcuna differenza, e non è nelle dimensioni che vanno cercate le nostre peculiarità.»
«Sono molto contenta di cantare in Italia," aggiunge a fine intervista. «Credo che succeda ai cantanti in tutto il mondo, ma per me è vero: qui l’aria è diversa, c'è qualcosa che non c'è nel resto del mondo. Aver respirato quest’aria credo che mi dia nuovo ossigeno per poter cantare ancora a casa mia.»
Di certo, una ventata di ossigeno questa grande interprete l’ha portata a me, e a tutti i fortunati che hanno potuto assistere a questo evento veramente unico. Che speriamo si possa presto ripetere per un pubblico più ampio.